mercoledì 7 gennaio 2009

Stare con il futuro... altre immagini


di Alfio Maria Fiamingo http://alfiofiamingo.blogspot.com

Le notizie da Gaza assumono sempre di più i contorni di "una crisi umanitaria totale", come l'ha definita la Croce Rossa Internazionale. Ehud Olmert dichiara che l'obiettivo del suo governo resta quello di modificare la situazione a sud della Striscia e non di occupare Gaza o di uccidere tutti i terroristi. La signora Livni, in rientro da Parigi, sottolinea che è finito il tempo delle risposte "contenute", definendo l'attuale operazione "una risposta adeguata" e affermando che d'ora in avanti cambierà l'atteggiamento complessivo di Israele verso gli attacchi terroristici, poiché dalla guerra ad Hetzbollah è stato tratto l'insegnamento che una casa o una moschea possono nascondere razzi, terroristi, armi e persino gallerie sotterranee scavate per i collegamenti con i depositi di armi. Il ministro della Difesa, Ehud Barak, riferisce che, nonostante le forti perdite subite da Hamas, molti degli obiettivi dell'azione militare devono essere ancora raggiunti; come sostengono fonti militari, l'attacco in corso potrebbe dunque protrarsi per settimane. Stavolta, a differenza di quanto accadde in Libano due anni fa, non è stato posto limite ai comandi militari e si è pianificato tutto con largo anticipo. Le elezioni sono alle porte ed è ancora vivo il ricordo delle manifestazioni di protesta in Israele contro l'attuale Primo ministro e il suo governo, per la sciagurata conduzione militare dell'estate del 2006.

L'accusa ad Olmert è stata di essere entrato in quella guerra, la terza israelo-libanese, senza una "exit strategy" e di aver tenuto una condotta disastrosa delle operazioni, con particolare riguardo alla decisione di condurre una massiccia operazione di terra a sole sessanta ore dagli effetti degli accordi per il "cessate il fuoco", con l'inutile morte di 33 soldati israeliani - tra i quali il figlio dello scrittore David Grossmann - tra i più di 160 in totale; di aver perduto una guerra, costata 1.200 vittime civili libanesi, riportando un fallimento complessivo per aver mancato l'obiettivo prefissato di fermare il lancio di razzi Hetzbollah e di riottenere i due soldati sequestrati, la cui cattura, nella prima metà di quel giugno, aveva contribuito ad innescare il conflitto. L'impopolarità di Olmert per il non essere riuscito a dare al suo Paese una vittoria militare, è stata ancora più forte di quella nata dal suo aver deciso un assalto senza proporzioni e senza risparmio di lutti e atrocità alla società civile libanese: in quella occasione furono usati anche proiettili al fosforo bianco.

La foto sopra mostra una delle manifestazioni in Israele - a Tel Aviv - contro Olmert, nel maggio del 2007.

Quella in alto, sotto il titolo, e le altre in basso, raccontano delle manifestazioni celebrative in Israele in ricordo di Yitzhak Rabin, con le piazze gremite e i cartelli che chiedono "Pace ora"... e sono foto di inizio e metà novembre 2008, l'anno appena scorso, a solo un mese dal conflitto di questi giorni.








Lo stesso Olmert sostiene che solo rinunciando ai territori occupati e cedendo la parte est di Gerusalemme si può pensare alla pace. Quale il senso, allora, di questa offensiva post natalizia? Io continuo a credere che le prossime elezioni di inizio febbraio, con la necessità di compattare le parti politiche [Ehud Barak è del partito laburista; Olmert è del partito centrista Kadima, le cui primarie sono state vinte proprio da Tzipi Livni, attuale ministro degli esteri, che ha promesso ai delegati del suo partito dura fermezza in caso di vittoria elettorale e di una sua successione ad Olmert nella carica di Primo ministro], stiano avendo un peso fondamentale su tutta la linea dell'operazione "piombo fuso". Dopo aver preso il potere in seguito al coma occorso ad Ariel Sharon, Olmert è stato coinvolto in scandali per corruzione, anche questi da far dimenticare prima della tornata per il rinnovo della Knesset e del governo.

Cosa c'entra tutto questo con il sacrosanto diritto degli ebrei a vivere in pace? E' stucchevole che in parecchi si soffermino sugli aspetti superficiali di quanto sta accadendo, anche se molte delle considerazioni sono chiare nella loro evidenza. Hamas ha lanciato i razzi dopo che, nel pieno delle celebrazioni per l'anniversario della morte di Rabin, l'IDF aveva condotto un raid mirato per l'eliminazione di alcuni tra i capi di quella fazione terroristica... che ha risposto per quello che in realtà è, una fazione terroristica, lanciando i razzi Qassam, facendo tre morti in totale, creando allarme nella popolazione ebrea a sud di Gaza. Hamas trova la base dei suoi consensi, che non potrebbe assolutamente riuscire ad avere in altro modo, dalla spirale di lutti e odio che si innesca tutte le volte che avvengono operazioni distruttive come quella in corso. Seri commentatori, in questi giorni, e così pure le diplomazie, si preoccupano del fatto che Hetzbollah e Hamas possono essere intaccate sul piano militare, forse anche messe a tacere per un paio d'anni, ma il compattamento all'incontrario che nasce dall'odio le rafforza nelle adesioni e nel sostegno convinto che ricevono dalle popolazioni, a fronte di atteggiamenti ostili difficili da comprendere dal basso e sulla propria pelle; anche nel loro prevalere sui gruppi rivali, come lo scontro violento tra Hamas e Fatah ha mostrato accadere.

Ora che la campagna di terra va avanti e vengono attaccate anche strutture Onu, con le dure reazioni del suo Segretario generale Ban Ki-moon, la richiesta dell'immediato "cessate il fuoco" si stringe dagli Stati Uniti al Presidente francese a Mubarak e ai Paesi arabi moderati. Persino Obama ha rotto il suo silenzio e si definisce "seriamente preoccupato".

L'embargo prima, la pressione militare e l'attacco massiccio di adesso hanno fatto perdere posizioni guadagnate a fatica ad Abu Mazen e alla sua organizzazione, referente moderato dell'Occidente e degli israeliani, aumentando in maniera esponenziale le quotazioni di Hamas, soltanto momentaneamente e militarmente sconfitto. Una considerazione che a volte non salta agli occhi, così evidente anch'essa com'è, è che Hamas non è un esercito e che le sue sono tattiche terroristiche che potranno seriamente sconvolgere negli anni a venire la serenità e gli equilibri della popolazione ebraica. Nessuna azione militare può prevenire gli attacchi kamikaze o le bombe; e, troppe volte, vittime tra il popolo ebreo hanno pagato con lo strazio delle loro vite il prezzo di errori che hanno sviato dalla strada del dialogo, per intraprendere quella senza prospettive dell'odio.
Oggi, il buon senso, lascia che il rammarico sia per i civili palestinesi che sono stati tranciati dalle esplosioni di questo conflitto; ma anche per i civili ebrei che saltavano in aria sugli autobus, al ristorante o nei centri commerciali.

"Piombo fuso" riporta indietro negli anni.
Allontana dalla pace.

Potrà essere, come è scontato, una vittoria militare.
Potrà consentire alla Livni di diventare Primo ministro.

Ma, comunque vada, racchiude, oggi, il dolore degli ebrei di domani, altre lacrime, altre tensioni. Porta lontano il popolo di Israele dalla pace che continua a desiderare e che, come i palestinesi, merita di avere.



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