venerdì 24 aprile 2009

Terremoto Abruzzo, l'Italia ferita


di Aurora Franceschelli

pubblicato il 7 aprile 2009 su www.ragionpolitica.it

Disperazione, paura, dolore, rabbia: questi i sentimenti che si sono scatenati assieme alle scosse di terremoto che hanno inghiottito, nella terra fredda e quasi «impazzita», l'Abruzzo, sbriciolando le sue case. I numeri, purtroppo, sono crudi: i dati che sino ad ora sono stati diffusi sono drammatici: più di 200 i morti, migliaia i feriti e numerosi dispersi, 70 mila gli sfollati.
Di fronte a questa immane tragedia l'Italia come Nazione, il Paese come un tutt'uno, ha preso il sopravvento sull'Italia dei Campanili, stringendosi, con spirito di solidarietà umana e nazionale, attorno ad una Regione devastata dal dolore. Di fronte al dramma di intere famiglie, di bambini, di anziani, di donne che hanno perso i loro figli e che porteranno questa ferita per sempre, l'Italia come Stato, come popolo, come volontariato ha reagito con tempestività, si è attivata con ogni mezzo, a mani nude, per scongiurare la perdita di altre vite umane sotto le macerie; si è adoperata e si sta adoperando per fornire aiuti concreti a quei concittadini che, senza un tetto sotto il quale dormire, magari con una famiglia dilaniata dalla tragedia della perdita di famigliari, non può e non deve sentirsi abbandonata. E allora conforta sentire che, accanto a vite stroncate, ci sono anche persone (per ora 150) che hanno scampato l'abbraccio mortale delle macerie, cittadini che, grazie all'aiuto messo in campo dalla protezione civile e dai pompieri, dopo il buio hanno rivisto la luce.
E la luce significa speranza. La speranza che, d'ora innanzi, nessuno sarà lasciato solo. Lo Stato, in tutte le sue declinazioni, ha mostrato di essere presente e vicino ai suoi cittadini colpiti. I soccorsi sono stati immediati, la protezione civile, sotto la guida di Bertolaso, ha dimostrato efficienza e tempestività. In poco tempo si sono organizzati posti letto per gli sfollati, rendendo disponibili stanze d'albergo e tendopoli; sono state inviate, da tutta Italia, squadre di vigili del fuoco, altre sono in viaggio per dare il cambio a coloro che hanno scavato sotto le macerie salvando già diverse vite umane. Non solo, passata la prima fase di soccorso, il Governo metterà a disposizione tutti i fondi necessari, compresi quelli europei previsti per le catastrofi naturali, per organizzare sia la fase di sistemazione temporanea degli sfollati, sia quella di ricostruzione. Una fase durante la quale il Governo intende non solo agire con celerità, ma anche evitare gli sprechi e le lentezze che si sono verificati in occasione di episodi simili in passato, dove è deprecabile che baraccopoli che dovevano servire ad arginare situazioni di emergenza per coloro che avevano bisogno sono invece diventate delle vere e proprie dimore per anni. Questo non può e non deve più accadere.
Ora lo Stato intende agire sulla base del principio di responsabilità nei confronti dei propri cittadini. La ricostruzione, come ha precisato il presidente del Consiglio Berlusconi, sarà «totale, veloce e completa» e verrà agganciata al piano casa che il Governo ha predisposto per il Paese. Il Piano in questione sarà riorganizzato in modo tale da essere immediatamente operativo nei luoghi colpiti dal terremoto in Abruzzo: l'obiettivo, come ha riferito il premier, è quello di costruire una new town accanto all'Aquila in tempi brevi (in 24-28 mesi), in modo tale da accogliere coloro che disgraziatamente hanno perso la casa.
Accanto alla solidarietà e all'interventismo dello Stato, in questo frangente, affiora un forte risveglio, da parte dei cittadini, di sentimenti quali la coscienza nazionale, lo spirito di solidarietà cristiana e la coesione sociale: tutti anelli, questi ultimi, di una catena che, per il nostro Paese, diventa sinonimo di forza; una catena fondamentale affinché, di fronte alle catastrofi naturali o a emergenze economico-sociali create dagli errori umani, il popolo ritrovi il coraggio e la volontà di risollevarsi.

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